Il possesso di barca e reti non basta a fare un buon pescatore: egli, infatti, deve conoscere il Lago, accudirlo e rispettarlo. Parte essenziale dell’attività di mantenimento della pescosità del lago era rappresentata dalla predisposizione di incubatoi naturali per la sua riproduzione, le cosiddette “peschiere” o “legnaie”.
Con questi termini viene designato un complesso sistema, che in realtà si componeva di una serie di elementi: murere o carpioni – legnaie o covrari – poste o bagge – peschiere o balloni. Si tratta di quattro differenti tipologie di barriere artificiali realizzate con pietre (le murere/carpioni) o con fascine di castagno o rovere (le legnaie/covrari, le poste/bagge, le peschiere/balloni). In esse i pesci trovavano riparo e sede ideale per la deposizione delle uova. Le tipologie di barriera si distinguevano per la differente profondità a cui erano posate: le murere vicino alla riva, le altre rispettivamente a qualche metro di profondità, a 5-10 metri di profondità e a 10-25 metri di profondità. I luoghi dove posare le legnaie e le modalità con cui costruirle, rinnovarle e con cui pescare nelle loro vicinanze erano oggetto di un sapere tramandato di padre in figlio.